Fondazione Premio Galilei dei Rotary Club Italiani

Il Premio Galilei è internazionalmente conosciuto come una delle manifestazioni culturali più importanti d'Europa e si fonda solo su adesioni volontarie, specialmente, ma non esclusivamente, dei Rotary Club e dei Rotariani  

Il Premio Internazionale Galileo Galilei dei Rotary Club Italiani

Breve storia del Premio
[da Il Premio Galilei dei Rotary italiani ieri ed oggi, Tristano Bolelli luglio 1992]

Professor Tristano BolelliChe io parli di un premio potrà meravigliare chi sa che non sono favorevole ai premi letterari e che tale atteggiamento non si attenua neppure al pensiero, spesso ottimisticamente espresso, che tali premi favoriscano la lettura.
Ma il premio di cui mi propongo di parlare non ha nulla a che vedere con nessuno dei premi e premietti letterari che fioriscono ogni anno e che nascondono spesso interessi di casta e la monotonia di "io do una cosa a te e tu dai una cosa a me". Tanto è vero che scrittori come Morselli, Tomasi di Lampedusa e Satta hanno dovuto aspettare la morte per vedersi ricordare al pubblico dall'illuminatissima critica letteraria.
Del resto, neppure il Premio Nobel per la letteratura è esente da sospetti, non foss'altro politici. Nessuno degli interessati lo dice apertamente, nella speranza di riceverlo un giorno.
Roberto Ridolfi raccontò, con quel suo stile pulitissimo, di quel romanziere che, sollecitato a ricevere un premio da un milione di lire "nominali", finì col farsi estorcere dal segretario del Premio un milione di lire reali: ed immaginò che la celebre Accademia dei Sillografi decidesse di formulare un bando in cui erano fissate patria, età, attività ed ogni altra caratteristica atta a far riconoscere il vincitore in anticipo.
Fra le condizioni vi era quella di non aver mai vinto alcun altro premio letterario e vincitore risultò, ovviamente, quello designato fin da principio, il solo che presentasse tutte le condizioni richieste. Ma la sorpresa fu che egli era anche l'unico fra cinquanta milioni di italiani a non aver mai vinto un premio letterario.
Ridolfi, dopo così fine ironia, ci cascò anche lui, vincendo nello stesso anno addirittura due premi letterari. Bisogna, però, dire che lui, almeno, sapeva scrivere ed era un grande storico.

Il Premio Galilei non è un Premio Letterario, bensì scientifico, e sia pure nel campo delle scienze umane. Prende il nome da Galileo e ricorda che il grande scienziato fu anche uno straordinario scrittore, figlio di un musico, musico egli stesso e critico letterario, estimatore di Lodovico Ariosto.
Il Premio Galilei dal 1962 al 1967 non si chiamava in questo modo. Aveva un nome, per così dire, balneare. Nacque con la stessa serietà di propositi che lo ha sempre caratterizzato e si chiamava col nome di una famosa località tirrenica, ma dovette emigrare. La storia di questa emigrazione è esemplare.
Nacque perché mi fu chiesto insistentemente dal Sindaco e dal Presidente dell'Ente del Turismo di immaginare di organizzare sul piano scientifico un premio che si differenziasse dai tanti premi letterari che infestavano e infestano la Penisola. Mi venne così in mente di proporre una formula molto semplice ma alla quale nessuno aveva mai pensato: premiare quei grandi studiosi stranieri che, ad altissimo livello, hanno onorato l'Italia con opere fondamentali, costruendo, per il nostro Paese, monumenti più duraturi del bronzo, come diceva, ma al singolare, perché parlava dell'opera sua, Orazio.
Fu, naturalmente, subito implicata l'Università di Pisa per la necessaria garanzia culturale. L'idea piacque moltissimo ed ebbe un gran successo, se si giudica dalle amplissime corrispondenze pubblicate dai giornali e dall'eco della radio e della televisione. Ma quelli che avrebbero dovuto assicurare la continuità del Premio (a parte la tenace difesa che ne fece il Rotary locale) incominciarono a litigare in uno dei luoghi che sembrano più adatti ai litigi, e cioè il Consiglio comunale. Non era certo la spesa ad atterrire, anche se allora si dava come premio una statuetta di Emilio Greco che pesava un chilo e mezzo d'oro. E' che nei consigli comunali che si rispettino bisogna litigare anche su cose che ali litigio si prestano pochissimo.
Accaddero cose buffe. Il Rettore dell'Università di Pisa ed io, dopo aver ottenuto un appuntamento, non trovammo il sindaco e furono sguinzagliati i vigili urbani in motocicletta a cercarlo. Dopo un paio d'ore lo trovarono.
Fu poi la volta di un invito al Sindaco perché si recasse in Rettorato ed allora il Rettore - persona molto energica - si fece, come è naturale, sentire.
Una volta, essendo stato premiato quel grande musicologo che era Knud Jeppesen, lo scopritore delle messe mantovane di Palestrina, era stato previsto un concerto di musica classica.
Ebbene, alle ore 16 (il concerto era previsto per le 17) non si sapeva ancora dove si dovesse svolgere il concerto e il pianoforte sostava sulla strada come se fosse un camion, lungo la passeggiata a mare. Mancava il leggio e si dovette correre a prenderlo in casa di una signora che in un palazzo vicino stava suonando.
Finalmente fu stabilito di andare in un night. Ora, nulla è più triste di un night di giorno: pare una cappella mortuaria e solo le splendide voci di due cantanti venute da Roma fecero dimenticare in che locale si fosse, spalancandoci le porte del Paradiso. Furono cantate musiche di Monteverdi ed una signora milanese, capitata là dentro per caso, alla fine disse: "Mica male quel Monteverdi lì; perché non hanno fatto venire anche lui?"
Ho dimenticato di dire che il proprietario di un famoso locale a cui, in mancanza di meglio, era stata chiesta ospitalità per il concerto, aveva equivocato sullo stesso nome di Monteverdi. Duro d'orecchi o forse per dirla in latino, per vinum et vinolentiam, aveva capito, invece di Monteverdi, fiamme verdi e cioè gli alpini. Una volta chiarito l'equivoco, disse che le fiamme verdi e i loro cori andavano bene, Monteverdi non sapeva neppure chi fosse. E negò il locale.
C'era anche, certamente, chi voleva che il Premio non continuasse, forse pensando al merito che poteva venire ad un avversario politico. La commedia degli equivoci cessò e fu deciso, in seguito alla cattiva volontà delle autorità comunali, di portare il Premio a Pisa e di chiamarlo Premio Internazionale Galileo Galilei dei Rotary italiani. Di lì ad un anno, un nuovo sindaco (la carica di primo cittadino è, di solito, un'istituzione labile) venne a casa mia con tre componenti della giunta a scongiurarmi di riportare il Premio nella cittadina d'origine. E' chiaro che non fu possibile aderire alla richiesta per non ripristinare quel clima di instabilità che già avevamo sperimentato.
Cominciò, così, un'età nuova. Si potrebbe scherzare dicendo che la nuova età era quella del bronzo, rispetto a quella dell'oro perché il bronzo costituiva la materia della nuova statuetta.
Ma le cose richiedono un supplemento di informazione. Non si era ancora nel 1973, anno in cui cominciava un periodo che vide il costo dell'oro salire a tal punto di non permettere di affrontare la spesa. Emilio Greco non era contento della statuetta d'oro che lo faceva sentire, come diceva, orafo e non scultore e si mostrò assolutamente contrario a continuare ad eseguire le repliche del suo lavoro. Volle fare una statuetta molto più grande e artisticamente molto più bella, di bronzo. Lì per lì rimasi interdetto pensando a come avrebbero potuto prendere l'innovazione i futuri vincitori che passavano da un'epoca ad un'altra; ma non fu così. Visto come sono andate le cose finanziarie di questo mondo, la ferma decisione di Greco fu un presentimento ed una fortuna. L'inflazione fece di lì a poco balzare l'oro a prezzi proibitivi e non sarebbe stato più possibile al Premio far fronte ad una spesa che sarebbe diventata intollerabile. Ancora una volta mi persuasi che gli artisti sono sempre di 50 anni avanti gli altri mortali. L'oro fu mantenuto da una targa che accompagnò la statuetta ed è ogni tanto offerta da un Socio, veramente benemerito, del Rotary di Pisa.
A proposito della statuetta d'oro c'è un piccolo fatto che merita di essere raccontato.
I primi vincitori americani, quando, al loro rientro in patria, arrivavano alla dogana, si trovavano di fronte ad agenti che, vista la statuetta, volevano imporre una tassa doganale. Ma, dopo una sia pur breve contemplazione, si vedevano presentata dal vincitore una dichiarazione in corretto inglese che avevo preparato in cui si diceva che si trattava di un premio internazionale assegnato per meriti di studio con tanto di nome del vincitore. Tutte le volte i doganieri, neri o bianchi che fossero, cambiato immediatamente atteggiamento, dopo un'ultima sbirciata alla statuetta, non solo lasciavano indenne il vincitore ma gli facevano, con largo e cordiale sorriso, le più vive congratulazioni.
Anche perché diamo un'opera d'arte di alto livello, il Premio Galilei si distingue da ogni altro premio e mi consta che altri hanno tentato, ma vanamente, di imitarne la formula.
Entrando nel meccanismo dell'istituzione, c'è una non trascurabile caratteristica. Le giurie cambiano ogni anno ed è necessario che sia così. Si susseguono dieci materie ed è chiaro che ognuna di esse ha i suoi specialisti. E proprio questi specialisti scelti fra i più illustri studiosi italiani delle singole materie, lavorano con tale impegno da non aver mai dato luogo ad alcuna, sia pur piccola, recriminazione.
Al Premio Galilei non si concorre, ma sono le giurie ad esprimere, con apposita relazione, i nomi dei vincitori.
Il Premio fa, per la diffusione degli studi italiani all'estero, molto di più di quanto non si possa supporre. Ogni vincitore è un insigne italianista e la sua opera, attraverso una vita di studi e l'attività dei suoi studenti, irradia ed arricchisce un patrimonio inestimabile di conoscenze e di scienza.
In un periodo di contestazione, un giovane giornalista mi chiese in tono quasi allarmato e certamente di disapprovazione, se il Premio era elitario. Mi affrettai a rassicurarlo che era molto elitario, visto che la parola elitarissimo non pare usabile in italiano. Aggiunsi anche: "Che cosa dobbiamo fare di queste élites? Forse sopprimerle?"
La risposta fu trovata certamente impertinente in un momento in cui tutti tendevano per paura a camuffarsi nella massa.
Ma è da dire qualcosa del nome di Galileo, che è stato assunto, dopo il nostro, da altri premi: uno di fisica, poi morto; uno destinato ad industriali a Roma (che cosa abbiano a che fare gli industriali con Galileo è alquanto misterioso, visto che Galileo i suoi affari proprio non sapeva farli), uno per studi di medicina. Io, nel mio studio, ho un fascicolo con l'indicazione: "Premi Galilei alieni" ed ogni anno faccio comparire un comunicato, in corrispondenza con la celebrazione di tali premi, per ricordare che essi sono stati preceduti dal nostro Premio Galilei.
Naturalmente non si può fare una causa, ma è da pensare soltanto al buon gusto di chi, privo di fantasia, usa un nome che è già stato assunto da un'altra iniziativa, divenuta Fondazione, riconosciuta da una legge dello Stato: ed è questo il solo intervento richiesto allo Stato dal Premio Galilei, ormai adottato dai Rotary italiani nelle persone dei loro governatori, a cui si è aggiunto l'aiuto diretto di molti, se non di tutti, i club e di molti rotariani e privati, ed ha ormai trentuno anni di vita.
La Fondazione, senza chiedere denaro agli enti pubblici (ed io ho la debolezza di dirlo ogni volta che è presente un ministro alle cerimonie di assegnazione del Premio) intende onorare l'Italia e, facendo breccia nelle ben munite cittadelle della più alta cultura nazionale ed internazionale, incoraggia la diffusione della cultura italiana in ogni parte del mondo. Tutti i vincitori, fra i quali si contano a tutt'oggi nove statunitensi, sei tedeschi, cinque britannici, tre francesi, un canadese, un australiano, un belga, un danese, uno iugoslavo, uno spagnolo, uno svedese, uno svizzero, hanno fatto scuola di civiltà italiana a migliaia di giovani in ogni parte del mondo ed hanno parlato con autorità agli specialisti. I membri italiani delle giurie, composte da eminenti studiosi, rotariani e non rotariani, lo hanno messo in rilievo di volta in volta nelle loro relazioni. Se qualche volta insigni personaggi hanno guardato al Rotary, sia pure ingiustificatamente, con qualche diffidenza, di fronte al Premio Galilei tutti sono concordi: è un'istituzione unica che onora non solo il Rotary ma l'intero Paese. Né hanno mancato di riconoscerlo alte personalità come i Presidenti della Repubblica Giovanni Leone, Sandro Pertini e Francesco Cossiga e il Presidente del Senato Giovanni Spadolini. Il Pontefice Giovanni Paolo II ha espresso vivo apprezzamento durante una visita privata dei promotori del Premio in Vaticano.

Policy e Copyright  

La Fondazione:

  • Home page
  • Finalità
  • Sostenitori
  • Statuto
  • Gallery
  • Contatti

I Premi:

  • Galilei per la Scienza
  • Galilei Giovani
  • Quinto e Cianci
  • Premio

Risorse:

  • Le Discipline
  • Le Giurie
  • Le Cerimonie
  • Recensioni
  • Comunicati

I nostri Link:

  • Rotary International
  • Università di Pisa
  • Rotary di Pisa
  • Distretto 2071