Giudizio della Commissione per l’attribuzione del Premio Galileo Galilei dei Rotary Club Italiani Anno 1963 Sezione Storia della Letteratura Italiana
Verbale della Giuria designata dal Rettore dell’Università di Pisa Prof. Alessandro Faedo:
Professori: Giovanni Vittorio Amoretti – Emilio Bigi – Walter Binni – Leonida Gancicoff – Guido Mancini – Giuliano Pellegrini – Arnaldo Pizzorusso
Tristano Bolelli, Presidente
La Commissione, dopo ampie ed approfondite discussioni sul contributo degli studiosi stranieri alla Storia della Letteratura italiana, si è soffermata sulla attività scientifica di Charles S. Singleton, che si è svolta secondo due direzioni distinte e, all’incirca, cronologicamente successive.
I primi lavori, di carattere strettamente filologico, e più precisamente testuale, si sono concretati in due volumi di Canti carnascialeschidel Rinascimento, pubblicati rispettivamente nel 1936 e nel 1940 e nell’edizione critica laterziana del Decamerone, stampata nel 1955. 1 due volumi di Canti carnascialeschi rappresentano tuttora il più ampio tentativo, condotto con intenti critici, di raccogliere e sistemare una materia filologicamente fra le più incerte e fluide della nostra letteratura. L’edizione del Decamerone, che ha dato luogo ad ampie discussioni per quanto riguarda il criterio della classificazione dei codici, rimane impresa altamente meritoria ed utile per la quantità dei dati raccolti attraverso un’ampia esplorazione del vastissimo e complesso materiale esistente.
L’alta direzione della attività del Singleton è rappresentata da un gruppo di scritti di critica letteraria, quasi tutti dedicati a Dante, fra cui meritano speciale menzione i seguenti volumi: “An Essay on the Vita Nuova” (1949), “Dante Studies I: Commedia, Elements of Structure” (1954), “Dante Studies Il: Journey to Beatrice” (1958).
Questi studi hanno, nella storia della recente critica dantesca, una indiscutibile importanza sia dal punto di vista metodico che da quello critico. Sotto il primo aspetto, la ragione del loro interesse consiste nel fatto che essi, pur riallacciandosi ad una corrente critica già ben viva soprattutto nei paesi anglosassoni e in Germania, dall’Eliot all’Auerbach, insistono con particolare vigore polemico e consapevolezza sulla necessità di richiamarsi alla poetica di Dante stesso, e più generalmente alla cultura medievale che in questa poetica storicamente confluisce, proprio al fine di un’integrale comprensione e valutazione della poesia della Commedia e delle altre opere di Dante.
I risultati più nuovi e criticamente più fecondi a cui giunge il Singleton vanno indicati in alcuni contributi che egli porta ad una approfondita definizione della poetica dantesca di cui lo studioso tende a rilevare due principi fondamentali: da un lato il proposito di conformare il poema, prendendo a modello l’esegesi biblica, alla cosiddetta “allegoria dei teologi“, nella quale il senso spirituale non annulla il senso letterale ma ne lascia intatta la realtà storica, giustapponendosi ad essa; dall’altro, l’intento di imitare la natura, quale essa è intesa dai teologi medievali, come cioè un complesso di oggetti che sono cose e al tempo stesso “segni” del loro Creatore.
Per l’opera appassionatamente svolta di serio ed originale studioso e per la diffusione della cultura italiana da lui compiuta negli Stati Uniti, come professore nella Harvard University e nella Johns Hopkins University di Baltimora, la Commissione ha giudicato, all’unanimità, pienamente meritevole del Premio il prof. Charles S. Singleton.
Discorso del Vincitore del Premio Galilei
Il discorso del Professor Singleton in occasione del Premio Galilei 1963 non è stato trovato negli Archivi del Premio. Quello che segue è il testo di una lettera di Charles S. Singleton inviata a Tristano Bolelli e datata 18 dicembre 1977:
…So da tempo (da troppo tempo, ma torno da un viaggio) del grande Premio da te ideato ed ormai tanto rinomato, e di nuove idee di pubblicazione: di una nuova commemorazione, con nuove fotografie, ecc…
Me ne rallegro molto, ne sono molto onorato, di nuovo.
Mi chiedi una nuova fotografia (di povero vecchio) e l’ho fatta fare oggi stesso ed anche il testo della mia risposta di ringraziamento quel giorno, ormai parecchio lontano. Mi dispiace ma il testo non l’ho: come ti ricordi forse (e non è che improvvisassi del tutto) ho letto dalla mia edizione del Decameron una parte dell’Introduzione alla 4a giornata, di quel ragazzo “nudrito, allevato, accresciuto sopra un monte selvatico” il quale, vedendo donne, belle giovanette, per la prima volta (allegoricamente, io che cominciavo lo studio dell’italiano nel mio primo anno di college nel Missouri), cadde in una tremenda cotta (io per l’italiano e per la letteratura italiana).
Basti per ricordarti una cosa che forse non hai del tutto dimenticata.
E riuscii a far ridere il pubblico, incluso Greco, il quale mi venne a salutare ed a scambiare qualche parola con me, premiato del suo premio.
Ma, purtroppo il testo scritto non l’ho. Sicché ti posso inviare soltanto la foto.
E’ nuova, l’ho fatta fare in questi giorni. Mi dispiace che non mi possa presentare più giovane, ma almeno quella ‘cotta’ ce l’ho sempre, come sai…
Prof. Gerhard Rohlfs